Se il “dover fare” schiaccia il “poter essere”, la prestazione e il giudizio diventano nemici dei bambini, che investititi di grandi aspettative uniformanti sviluppano malessere e poca fiducia in se stessi. Anche a scuola, il rischio dell’attuale tendenza funzionalistica e cognitivista è di ridurre l’uso del corpo e del movimento alla sola “produttività” di risultati e apprendimenti. La sfida è invece quella di restituire al bambino, al suo movimento e all’uso del suo corpo, la naturale e determinante valenza emozionale, al fine di sviluppare le potenzialità e la cura dell’intelligenza emotiva, che può davvero il nostro personale destino.”